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Leslie KRIMS

 

Nasce a Buffalo nel 1942 ed è tuttora il pioniere della produzione fotografica.

Artista che occupa un ruolo singolare nella storia della fotografia americana ed internazionale.

Spregiudicato al di fuori da ogni regola, da quasi 40 anni mette in discussione e dissacra tutti gli stereotipi della società americana, ridicolizzando i miti, l'american way of life, i riti della middle class coinvolgendo criticamente anche gli aspetti religiosi e contro ogni forma di finto perbenismo politico.
Attraverso sottili contenuti, e provocando forti controversie, mette a nudo le complicazioni di una società impostata.
Dal 1960 inizia a studiare arti figurative e nello stesso periodo comincia a fotografare.
Insegnante in diverse accademie, freelance dal 1967, ma già nel 1971 produce tre serie concettuali significative: The little people of America (1971) The deerslayers (1972) e di The incredible case of Stack O’Wheat murders (1972).
Considerevoli anche quelli più marcatamente politici dei decenni successivi, come The decline of the left (1997), sono aggressioni, passate per la lama di un coltello affilatissimo, al volto di un’America che si ingegna e si industria per risultare pulita, satura di colori e libera.

Leslie Krims riscrive tutto, sporca quegli interni delle famiglie borghesi di finto sangue e urina, massacra il gusto dei fotografi, il concetto di bello e quello di sublime, stupra la religione con il riso, distrugge ogni possibile icona, mescolando giochi di bambino con nudi taglienti che rifuggono qualsiasi ricerca estetica.
Quando ancora pochi si arrischiavano ad andare tanto oltre.
Negli anni Ottanta il suo lavoro si è formalizzato in immagini che, parodiando il linguaggio dei media, ne condannano sarcasticamente le ambiguità.
Elaborate elettronicamente, le sue foto diventano palesi strumenti di denuncia politica (The decline of the left, 1997).
Presenti in diverse esposizioni internazionali, i suoi lavori sono entrati a far parte di importanti collezioni pubbliche.

La mostra presenta un consistente corpus di opere significative dell’artista; in esposizione parte della famosissima serie vintage Idiosyncratic Pictures ed opere incisive come l’originale vintage di -“Homage to the Crosstar filter photograph”- del ’70 o ancora -“Two feminist artists riding the ascending comet of bad postmodern art”- del ’76.

Immagini dove esplicitamente l’intento è quello di proporre una nota ironica.

Di fatto, il sapiente ingegno di Leslie Krims, ha saputo elaborare fictions fotografiche dove la critica feroce che ci viene proposta va letta assolutamente in chiave ironica e distaccata.


Ci dice testualmente Leslie Krims

“Ho iniziato ad usare la macchina fotografica fin da bambino, facevo alcuni scatti a mia madre con una macchina poco costosa, la Ansco.
Prendevo i negativi e, in un posto vicino a dove abitavo, cercavo di stampare. Facevo sempre fotografie piccole. Mia madre per incoraggiarmi mi comprò un piccolo set di oli tra cui c’erano tele, carte e penne.
Già all’età di 12 anni feci una copia del ritratto di Vincent van Gogh’s di Augustine Roudin ma iniziai ad elaborare immagini solo dopo essermi diplomato nel ‘65 quando presi la mia prima macchina fotografica, la mia prima 35mm (una Nikon). Dopo essermi diplomato alla
scuola di scienze, la Stuyvesant High School di New York, intrapresi lo studio dell’architettura;
Molte delle immagini che ho realizzato sono immagini allegoriche ma non da tutti comprese e ritenute affascinanti. Quella tendenza progressista di cui parla William Hogarth, delle otto angolature del mondo, può per esempio ricondursi al mio lavoro come in

A Marxist View..., immagine che offre un’ampia veduta innanzitutto per la varietà dei soggetti presenti.
Benché io non sia mai stato un fotografo attivista, la maggior parte del mio lavoro è comunque antagonista ai critici e ai fotografi della sinistra radicale americana perché ironizza sulle loro idee e sulle loro metodologie. Dal ‘65 la fotografia americana era per la maggior parte incentrata sulla ricerca documentaristica e sociale mentre i fotografi decantavano le idee di Mao e Marx, escludendo quelle di Thomas Jefferson o Abraham Lincoln.
Io, già allora, ero un moderato, democratico

Ancora negli anni ’70 pittori, curatori e galleristi non valutavano l’immagine fotografica come artistica. Il fotografo era considerato “old paper” – (termine utilizzato nel mercato antico) e solamente pochi musei potevano vantare anche una collezione di fotografia. La verità è che i miei lavori e quelli di altri dovevano essere ancora codificati sotto nuove direzioni.
Il nostro approccio destabilizzava tanto i tradizionalisti quanto gli attivisti: questo accade spesso nel mondo dell’arte perchè non è mai stato semplice proporre un gusto o una maniera diversa dalla norma.
Quello che ho fatto è stato ironizzare sugli aspetti più radicali di una cultura. Ho messo in chiave assolutamente sarcastica comportamenti e tendenze estremiste. Non sorprende se le mie immagini sono più accettate in Europa che negli USA ma a volte non capite in quanto
critica culturale. Quello che creo è pura satira. Satira che colpisce un gruppo radicale e forviato.

Lavorare con il nudo non è niente di nuovo e soprattutto non lo era per me fotografare mia madre. Iniziai a fare i primi scatti a casa ed era naturale che io prendessi mia madre come modella e la trattassi come tale ma furono questi soggetti a causarmi il duro attacco del movimento Femminista degli anni ’60, come fu con Andrea Dworkin. Penso fosse stato il forte legame con mia madre ad aver generato l’assurda collera di queste donne verso il mio lavoro e la mia fotografia fu attaccata violentemente al punto che io diventai il loro bersaglio.

La “left’s politically correct” che definisce quelle idee più radicali, sfortunatamente, venne abbracciata dalla maggior parte delle accademie ufficiali di fotografia causando il controllo degli attivisti sulle arti e sulla cultura accademica (assurdo percorso che portò ad accademie
petulanti, dispotiche, maligne e vendicative, in un paese privo di totalitarismi e soprattutto dopo la Rivoluzione degli anni ’60).
Le mie fotografie, in particolare le immagini più recenti dove utilizzo testo/immagine, rappresentano la mia maniera di ironizzare sulla politica più radicale. È l’unione di testi ed immagine che più mi permette di decostruire quei messaggi ipocriti ed irritanti di certe posizioni che utilizzano metodi molto chiari. Io mi diverto a fare questo.”
Leslie Krims





Leslie KRIMS Dumping Leaves nothin_Idiosyncratic pictures_1979 Buffalo_Vintage cm40x50

Leslie KRIMS Menage a Trout_Idiosyncratic series Vintage_1980_Ontario canada_40x50cm

Leslie KRIMS Stilted_1993

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